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| Dopo quell'incontro burrascoso e quel pianto straziato e soffocato, la piccola ed insensibile Tabatha si recò nel parco innevato, dove per altro aveva ripreso a nevicare. La ragazza dai capelli rossi e l'aria glaciale si trovava in piedi a un'estremità del giardino deserto, con il viso alzato verso il cielo e la lingua fuori mente fiocchi di neve le cadevano addosso. Non tirava vento, perciò c'era ben poco freddo. Indossava un cappotto nero e lungo, e sotto solamente delle calze rosse come i capelli. Mentre giocava cosi stupidamente, una lacrima le sfiorò il volto, e si rimproverò. Non piangere, è una cosa inutile e poi non c'è motivazione per cui farlo. Le piaceva la neve, era fredda ma nascondeva una dolcezza indescrivibile, aveva il potere di addolcire ogni genere di situazione, era una magia naturale. Il rimprovero che si era fatta poco prima non aveva avuto risultati, anzi, aveva iniziato a piangere ancora di più e nello stesso tempo rideva, mentre la neve cadeva sulla pelle.
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